La campagna sommese in Autunno. Visita guidata nell’arcobaleno del paesaggio vegetale vesuviano. Giovedì 11 ottobre 2012, ore 10,30.
9 Ottobre, 2012 Archiviato in News
La campagna sta per avviarsi all’annuale riposo vegetativo di cui quest’anno ha più bisogno per aver sopportato l’eccezionale siccità con le turbolenze meteorologiche estive.
I docenti della scuola primaria, nell’ambito del progetto Frutta nelle scuole, hanno organizzato autonomamente una visita guidata in campagna per far rilevare agli alunni, mediante la ricerca-azione ed interviste ai contadini, le magiche caratteristiche autunnali della flora ed il relativo lavoro degli agricoltori, ormai in corso di rivalutazione per contrastare la paurosa crisi economica che rischia di affamare paesi interi per l’impennata acrobatica dei prezzi anche dei prodotti agricoli.
La prima sorpresa per i bambini sarà sicuramente creata dai colori delle foglie, dei frutti autunnali e di quelli invernali, ancora in fase maturativa. Saranno affascinati dallo scenario policromo caratteristico, provocato dalle sfumature dei pampani delle viti e delle foglie in genere e dal graduale arrossamento delle mele annurche, già messa a giacere su letti di paglia rettangolari ed allineati, esposte alle pennellate dei raggi del sole, da attente contadine che quotidianamente le girano e rigirano per farle colorare omogeneamente. Saranno rasserenati dalle dolci sensazioni aromatiche olfattive effuse dalle stesse per effetto del caldo solare. Lo scintillio riflesso dei kaki, ormai già indorati, ed il verde ancora scuro degli agrumi disegnano un contrasto meraviglioso. Intanto, risultano decorati a festa i vigneti, piantati a festoni, che ostentano grappoli dorati e neri dagli acini diversamente disegnati dalla natura dei vitigni, mentre i passeri, nascosti tra le foglie, protestano contro il disturbo recato che non permette loro di scegliere comodamente l’acino più dolce da beccare. E’ questo lo scenario autunnale che caratterizza la campagna pedemontana vesuviana che la rende provocatrice di sentimenti artistici anche nei piccoli osservatori. Tant’è che, al rientro a scuola, aprono i fiotti interiori delle sorgenti creative e si abbandonano ad esternare graficamente le loro impressioni componendo piccoli capolavori pittorici, utilizzando l’arcobaleno dei colori.
Non potrebbe essere diversamente. Infatti, il fascino irradiato dalla natura vegetativa percepita, osservata ed annotata nei sensi, nella psiche e nella mente, per effetto del contato diretto con le cromie e con i profumi della flora del paesaggio agricolo, produce un complesso di sensazioni e di relax di natura estetica e salutare, capace di attenuare il disagio esistenziale subito dai piccoli nell’opprimente deserto cementizio del centro abitato che frena l’esplosione della loro libertà. Da qui nasce l’esigenza di dare sfogo alla dimensione onirica mediante la riproduzione grafica e cromatica dell’ambiente agreste visitato. Quindi, lo scenario autunnale, contrariamente a quanto ritengono gli adulti, per i piccoli non è un paesaggio rattristato dalla solitudine e dalla malinconia. E’, invece, sorgente di vitalità e di energie creative e culturali.
Intanto, la visita, li renderà peraltro edotti sul difficile ma gratificante mestiere dell’agricoltore che lavora felicemente dall’alba al tramonto. Apprenderanno che la coltivazione dei campi e dell’orto richiede motivazione, passione, laboriosità, intelligenza, cultura specifica, tecnica e scientifica, non solo sulla flora e sulla fauna, ma anche sulla natura del terreno per le culture da praticare ai fini qualitativi e della resa, sulla prevenzione e cura delle malattie, sul trattamento biologico e così via.
Avranno occasione per scoprire talenti e vocazione e per mettere in gioco una probabile opportunità di diventare agricoltori, imprenditori agricoli, allevatori e via discorrendo. Sono attività che, secondo le stime odierne, possono assicurare un futuro lavorativo certamente dignitoso, remunerativo, competitivo e commisurato, da scongiurare ogni precarietà e crisi esistenziale.
Eppure, non sono pochi i giovani i quali, male orientati, escludono dal loro futuro lavorativo eventuale interesse d’occupazione nell’ambito dell’agricoltura, per un malinteso pregiudizio spregevole sulla stessa.
Al contrario, la nostra civiltà contadina è ricca di prove che l’agricoltura, fin da oltre due millenni fa, era ritenuta attività onorata, soprattutto perché rende l’uomo libero, ingegnoso e laborioso.
Cicerone, Virgilio. Orazio, Catullo, Cincinnato e tanti altri uomini illustri della civiltà romanica ci hanno lasciato insegnamenti incontestabili sul pregio che attribuivano a chi si dedicava alla cura dei campi. A riprova, ricordo un espressione di Virgilio con la quale dimostra che il contadino era considerato addirittura più agiato del patrizio stesso, quando si rivolgeva a lui povero per avere molte cose che il medesimo ricco non possedeva.
Ed ecco l’espressione con la quale Virgilio esalta la figura del “povero” (?) agricoltore allorché nel MORETUM, poemetto dell’Appendix Vergiliana, così testualmente dichiara: …”interdum locuples a paupere plura petebat”.
Non c’è bisogno di aggiungere altro se non augurare con Platone (di cui conoscono già alcuni rudimenti del suo pensiero) ai bambini escursionisti di imparare tanto dall’incontro con madre natura ricreandosi fisicamente, spiritualmente e culturalmente, come se giocassero.
Il Dirigente Scolastico
Alessandro Scognamiglio
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