Sportello d’ascolto per situazioni problematiche di carattere socioeducativo.
1 Marzo, 2007 Archiviato in News
L’attività professionale a scuola, i frequenti contatti con le famiglie ed i riscontri provenienti dai mezzi di informazione di massa ci convincono che s’intensifica progressivamente il fenomeno della pratica violenta dell’aggressività fra i giovani fin dall’età della fanciullezza.
In effetti, già a livello di scuola primaria aumentano i casi di comportamenti iperattivi che si trasformano in veri e propri atti aggressivi intenzionalmente finalizzati a far del male.
Sicché, non sono più rari i soggetti che entrano volutamente in conflitto con i coetanei e con le regole della vita sociale, influenzati da modelli adulti di riferimento negativi .
Lo studio del fenomeno, allo stato delle nostre recenti ricerche, ci offre dei risultati scientificamente sperimentati e perciò convincenti ad arginarlo.
L’aggressività è una generica disposizione soggettiva costituita da strutture nervose primitive e meccanismi dinamici biochimici.
Essa si traduce in comportamento aggressivo per effetto della funzione o attività cognitiva del cervello che lo eccita, lo controlla e lo inibisce.
Il comportamento aggressivo, dunque, non è riconducibile ad una spontanea perdita di controllo emotivo, ma è una risposta, una reazione legata al contesto delle relazioni sociali.
E’ l’attività cognitiva di attribuzione di significato che fa scattare l’emozione e, quindi, l’esplosione dell’aggressività, che trova maggiore disponibilità soprattutto nella formula fisiologica del tipo iperattivo, ma sempre condizionata dalle relazioni sociali e dal significato che viene attribuito all’aggressività, e successivamente alla violenza ed ai comportamenti rischiosi.
In effetti, l’aggressività è un prodotto culturale. Fisiologicamente, l’aggressività durante le prime fasi dell’età evolutiva, contenuta nei limiti normali, consente all’uomo fino all’età adolescenziale di autorealizzarsi. Pertanto, viene definita espansiva in quanto lo conduce alla conquista dell’autonomia dai genitori e dagli adulti.
Nel contempo, accanto all’aggressività espansiva, il bambino vive anche quella difensiva per cautelarsi da esperienze che ritiene per sé negative. Nell’uno e nell’altro caso è sempre una modalità di risposta a situazioni ambientali.
Ed ecco la funzione dell’attività educativa sia della famiglia sia della scuola per aiutare il bambino a risolvere ogni conseguenza frustrante quando l’intensità della risposta supera in negativo i limiti dell’equilibrio riconosciuto dal senso comune e si consolida in positivo quando affronta quelli imposti dalla censura del super ego.
Vale la pena, a questo punto, evidenziare che il processo di adattamento sociale e lo sviluppo della coscienza sociale si realizzano mediante il controllo del comportamento.
Questo implica spesso la rinuncia a qualche pretesa di soddisfazione: è ciò che chiamiamo frustrazione.
La frustrazione come desiderio represso, a sua volta, provoca una reazione energetica ostile e distruttiva che dà luogo ad atti aggressivi la cui intensità è più o meno rinforzata dalla formula comportamentale del soggetto.
Siamo qui in presenza di una dinamica complementare vicendevole (circolo vizioso) nel senso che la frustrazione provoca l’aggressione, che dal canto suo, è causata dalla frustrazione.
In breve, l’aggressione è sempre un’attività comportamentale di reazione ostile ad un’esperienza frustrante.
Sul piano educativo, si rivelano fortemente efficaci l’attività equilibratrice simbolica e la finzione dei ruoli nel gioco, nella drammatizzazione e nelle attività ludiformi scolastiche e successivamente quelle sportive. Queste attività e le modalità di una serena convivenza familiare aiutano il bambino a risolvere i conflitti interpersonali in situazioni relazionali cooperative, prevenendo così ogni fragilità, devianza, frustrazione, comportamento antisociale o, comunque, riprovevole.
Sulla base di tali considerazioni, questa Istituzione intende effettuare un’esperienza preventiva e nel tempo stesso di normalizzazione e di recupero dei casi a rischio, mediante il funzionamento di un apposito Sportello di consulenza orientativa e di tutoraggio, aperto a tutti gli alunni e genitori.
S’intende con tale iniziativa offrire utili suggerimenti, da parte di esperti, mediante la proposta di equilibrate modalità di condotta affettivo-cognitive di comprensione di sé e dell’altro, nell’ambito dell’elaborazione personale delle rappresentazioni sociali che alterano le relazioni, la comunicazione, l’autostima ed il regolare rapporto intersoggettivo, che danno luogo a comportamento antisociale e, comunque, riprovevole, con effetti devastanti intrasoggettivi sul rendimento scolastico, intersoggettivi sul gruppo classe in cui si innesca la violenza del contagio sociale che alimenta la mentalità deviante per la carica patologica che accende, investendo talora anche la dinamica transoggettiva con altri gruppi estranei alla scuola stessa.
Dunque, scopo dello Sportello è quello di concorrere alla prevenzione primaria e secondaria, attivando specifiche modalità di consulenza e di supporto alla normale crescita e maturazione caratteriale, ed alla conquista delle competenze psicosociali.
Quella primaria, sulla quale devono scommettere la famiglia e la scuola, ha il suo punto di forza nella creazione di una dinamica relazionale positiva con la formazione dei giovani alla vita di gruppo ed all’attività cooperativa, privilegiando il rapporto comunicativo e l’intesa reciproca nella gestione di situazioni problematiche, eliminando nel contempo i fattori di rischio.
Si tratta di rimuovere ogni occasione che possa rinforzare conflittualità, arroganza, prevaricazione, violenza e via discorrendo.
Ma questo è possibile solo se ci s’impegna a comprendere i problemi e definire la posizione emotivo-relazionale del soggetto in osservazione all’interno della cultura effettiva e del mondo dei modelli che apprende a costruire, sui quali proietta la sua propria aggressività.
La prevenzione secondaria consiste nel provocare l’alterazione in melius delle risposte, come ho precedentemente accennato, motivando il giovane e rendendolo capace di gestire ogni condizionamento mediante relazioni significative, la disponibilità dialogica ed il confronto responsabile ed equilibrato, che sono la base di una forte costruzione dell’identità sociale e del pieno successo scolastico e personale.
Gli interessati possono prendere visione del documento costitutivo e organizzativo esposto in Segreteria .
Funzionamento dello Sportello
Lunedì dalle ore 11:00 alle ore 12:00
Mercoledì dalle ore 13:00 alle ore 13:45
Giovedì dalle ore 13:00 alle ore 14:00.
Il Dirigente Scolastico
Alessandro Scognamiglio
versione stampabile