Il “perché” del progetto “Un mondo di fiabe”
3 Dicembre, 1997 Archiviato in Esperienze didattiche
I giovani di oggi vivono immersi in una realtà multimediale che, con i suoi stimoli e messaggi iconici, visivi ed audiovisivi , cattura l’attenzione generando apatia, distrazione, stanchezza, tant’è che ricevono i messaggi dell’ interlocutore con passività ed acriticità. Non fissano nella memoria quanto vedono o ascoltano. Non si pongono in relazione attiva con chi parla perché non abituati a concentrarsi nell’ascolto. Ne segue che non pensano, non riflettono, non si abituano a risolvere eventuali problemi che la vita presenta loro perché le soluzioni le ricevono già bell’e fatte. L’ immaginazione e la fantasia vengono narcotizzate dal potere di una realtà artificiale che comunica ai giovani solo sensazioni che spingono all’ozio, all’ acquiescenza, motivo per cui rifiutano il dialogo ed ogni sollecitazione ad essere attivi e operativi perché non hanno nulla da dire, da inventare, da creare, da costruire.
Il bombardamento incessante dei mezzi multimediali impedisce loro di acquisire gli strumenti cognitivi ed emotivo- affettivi per comprendere il mondo naturale e sociale, di costruire la loro identità, di conquistare la propria autonomia. Eppure , da che mondo è mondo, fin dalla tenera infanzia, l’uomo ha sentito sempre la necessità di ascoltare, di comunicare, di relazionarsi, di indagare, ricercare, rendersi conto delle cose, degli eventi, della realtà. Orbene, questo Istituto, che ispira la sua azione didattica ai principi psicologici operativi e pratici montessoriani, ha varato e realizzato il progetto “Un mondo di fiabe” alla luce della convinzione che il bambino impara facendo, talchè insegnare una cosa ad un bambino, è come impedirgli di impararla.
Si è pensato di creare situazioni interessanti di apprendimento trasformando la scuola in un laboratorio attento ai linguaggi dell’ ambiente con le sue multiformità, sollecitando comportamenti selettivi e non più meramente ricettivi e lo sganciamento dalla dipendenza totalizzante dei mezzi di comunicazione e di consumo della tecnologia spersonalizzante. Il tutto all’insegna della riconquista del gusto e del piacere della lettura.
La fiaba è stata ritenuta il mezzo più efficace di un percorso didattico mirato e funzionale a far acquisire all’alunno le strategie necessarie per affrontare con atteggiamento analitico e allo stesso tempo critico , la lettura dei messaggi multimediali, sulla base di attività naturali , sulla base di abilità maturate nella loro manipolazione: capacità di ascolto, di lettura, di decodifica del significato, dell’identificazione delle caratteristiche fondamentali, degli elementi di linguaggio distintivi, di produzione di altri testi, di manipolazione e di discriminazione fra i tipi di testo. La fiaba è stata privilegiata perché trasfigura la realtà, la simboleggia; non la esclude, né la elude. L’elemento magico stimola le capacità creative, nel contempo rasserena il bambino il quale sa che qualcuno alla fine sarà sempre pronto ad aiutarlo.
Nella fiaba piano della ragione e piano della fantasia si alternano. Guai se non fosse così, perché il bambino ha bisogno di passare dal sogno alla realtà, dall’indistinto all’oggettivo per maturare la dimensione cognitiva e quella emotivo- affettiva. La fantasia ha bisogno della ragione come questa ha necessità di quella. Sono due dimensioni della personalità che non si escludono ma si implicano a vicenda. Gianni Rodari scrive che la fiaba “è il luogo di tutte le ipotesi, le chiave per entrare nella realtà per strade nuove e per conoscere il mondo”.
La fiaba parte dal reale ed agisce su di esso. Col progetto fiaba abbiamo quindi voluto ridare ai nostri alunni quello spazio loro negato della civiltà multimediale. Se oggi i giovani mancano di creatività, di fantasia, di sensibilità è perché abbiamo dimenticato di dare loro possibilità di fantasticare, di sognare, di crearsi un mondo in cui fare esperienze fantastiche per arricchire il proprio potenziale creativo.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Dott. BIAGIO AURICCHIO