Questa affermata comunità unescana e montessoriana ha ultimato i preparativi per festeggiare il PI GRECO DAY della matematica con singolare celebrazione e mediante una meravigliosa, sorprendente e spettacolare manifestazione culturale e ludica, addolcita dalla degustazione di torte e di tante specie di deliziosi dolcini in formato geometrico, decorati con formule e simboli numerici, preparati dalle famiglie e dagli allievi dell’Istituto alberghiero per esorcizzare le amarezze, i disgusti e le antipatie delle ingiuste congetture radicate ed ancora alimentate dal banale senso comune, che ignora o trascura l’eccellente valore della disciplina, soprattutto come amplificatore culturale che, con i suoi strumenti e fondamenti, aiuta fin dall’infanzia tutti i bambini motivandoli a ricostruirla col gioco di finzione mediante la progressiva capacità logica di rappresentazione simbolica di oggetti e situazioni, vivendo ed elaborando con le loro emozioni i primi schemi conoscitivi.
7 Marzo, 2019 Archiviato in News
Tanto premesso, siete tutti invitati a partecipare al delizioso evento che avrà luogo giovedì, 14 marzo 2019 alle ore 10.00, nell’Auditorium multimediale “Biagio Auricchio”, durante il quale i nostri allievi, dolcificando le loro argomentazioni, con modalità dell’apprendimento cooperativo e del problem solving, dimostreranno che la matematica li rende golosi di apprenderla fin da piccoli in quanto tutti ne abbiamo le opportune predisposizioni nel patrimonio genetico. Non esiste il bernoccolo o talento matematico, inteso come dote esclusivamente di pochi fortunati. Talché la Montessori, già prima delle recenti scoperte delle neuroscienze, aveva col suo genio sperimentato che tutti i bambini hanno nel cervello una base preverbale alla quale, se si inviano stimoli di tipo percettivo-motorio, è possibile costruire e sviluppare le strutture logiche. Sicché, fin dalla scuola dell’infanzia dobbiamo necessariamente aiutare il bambino ad apprendere le abilità di base, ossia le competenze specifiche che caratterizzano ogni funzione psicologica. Esse vengono costruite mediante l’armonica interazione fra le disposizioni presenti nel patrimonio genetico, i processi di maturazione neuropsicologici e l’apprendimento spontaneo, attivato da stimolazioni ambientali. Tutto sommato, sono informazioni inconsce che i sensi trasmettono al cervello, motivo per cui richiedono l’intervento del maestro che deve farle decifrare. Orbene, consentitemi di esordire precisando umilmente, ma con la massima soddisfazione di questo ormai storico Istituto, che con orgoglio vanta da sei anni il merito di essere riconosciuto annualmente membro della Rete delle Scuole Associate all’UNESCO, che abbiamo già dal 1981 iniziato il culto della matematica, celebrandone il rito non una volta all’anno ma ogni giorno di scuola. Infatti, abbiamo precorso i tempi in quanto il PI GRECO DAY ufficiale è nato a San Francisco (USA), partorito dalla mente del fisico Larris Shaw nel 1988, e introdotto dal MIUR anche nelle scuole italiane il 14 marzo del 2017. A comprova dell’approccio simpatetico alla matematica che vado asserendo, preciso che nel mio volume dal titolo Lineamenti di didattica operativa per scuola di base rinnovata- Edizione 1981- Istituto Magistrale “M.Montessori”, destinato a tutti i giovani studenti, tirocinanti e maestri, a partire dalla pagina 152 inizia il breviario della celebrazione del rito quotidiano dell’apprendimento della matematica. Più avanti copierò da me stesso qualche pagina, da cui è possibile desumere agevolmente principi e strategie didattiche che motivano i nostri allievi ad amare la matematica, una delle scienze ritenute indispensabili dai curricula per comprendere il mondo tecnologico e per assicurarsi un’esistenza di benessere ed un’occupazione piena e produttiva, nonché un lavoro dignitoso per tutti, come recita l’obiettivo n. 8 dell’Agenda 2030 dell’ONU. Sperimentiamo quotidianamente che punto di partenza è la sostituzione dell’insegnamento del docente con l’apprendimento dell’alunno. Contrariamente a quanto oggi non dovrebbe più accadere, nelle scuole non è difficile trovare ancora docenti che continuano ad insegnare la matematica non come l’hanno appresa, ma come è stata loro insegnata. Con la manifestazione i nostri alunni dimostreranno che non è più il tempo di prendere l’avvio dalla memorizzazione di regole e formule astratte e deduttive, retaggio della scuola passiva tradizionale. Alla luce delle nuove scoperte delle scienze neuropsicologiche, documenteranno che fin dall’infanzia si impegnano nell’ individuazione di specifici requisiti operativi e ludici che traducono in fonte dell’organizzazione concettuale, talché tutti nasciamo dotati di capacità di immaginare, ipotizzare e dedurre, che alleniamo fin dall’infanzia mediante lo sviluppo progressivo delle funzioni cognitive ed emotive, affinché si traducano gradualmente in abilità di quantificare, ordinare e risolvere. Alla luce di queste coerenti considerazioni, estromettiamo l’invadenza del nozionismo, degli stereotipi e della passività e approntiamo percorsi graduati, in cui valorizziamo, nell’età giusta, senza vuoti, l’attività del bambino che giuoca mentre apprende per affrontare regolarmente, senza remore, la fase iconica e quella simbolica. In effetti, col giuoco organizzato, a partire dalla percezione del tutto, che poi discompone con l’analisi e ricompone con la sintesi, consentiamo al bambino di sviluppare sul piano strutturale e concettuale a poco a poco le proprie capacità nel rielaborare i dati ed i piccoli problemi di adattamento all’ambiente. In questo processo, i nostri docenti si astengono da ogni invadenza che possa frenare lo slancio creativo, ma si adoperano nel motivarli e stimolarli a misurare e commisurarsi ed a non ripetere ciò che si insegna con la lezione a senso unico, che trasforma fatalmente la mediazione didattica in strumentalismo e tecnicismo che si sostanziano nell’abominevole memorizzazione dei dati. Quindi, arricchiscono l’ambiente di opportunità che, provocando la curiosità dei “perché?”, stimolano i bambini a ricercare la soluzione più appropriata con appositi strumenti di apprendimento occasionali, come le cianfrusaglie delle sorelle Agazzi, e poi quelli strutturati montessoriani ed i blocchi logici ludico-creativi del Dienes. Si tratta di attivare attenzione e interesse, lasciandoli liberi di acquisire conoscenze mediante competenze e strategie euristiche, man mano maturate ed arricchite con l’esperienza nell’affrontare e risolvere problemi. Su questa linea, i nostri docenti trasformano la lezione verbale, fondata esclusivamente sulla prevalenza di fredde modalità cognitive, in dialogo interattivo e collaborativo, rispettoso del protagonismo operoso dei discenti, che esige di partire sempre dalla concretezza di ciò che percettibilmente vedono, manipolano e producono nella realtà effettiva. In questo quadro, li aiutano a sviluppare al meglio le proprie risorse, rispettando con il loro progressivo intervento orientativo, di natura cartesiana, bisogni, stili e ritmi di apprendimento in modo che ognuno realizzi appieno le proprie potenzialità, propensioni ed attitudini a matematizzare ogni situazione nel conseguire il successo formativo e scolastico mediante la consapevolezza e la padronanza del calcolo e delle misure in modo approfondito ed appropriato. Su questa linea, i nostri docenti si impegnano con energico dinamismo alla luce delle neuroscienze e della psicologia, modulando i loro misurati interventi nella promozione lineare del processo evolutivo di ciascun allievo. Con particolare e adeguata guida li orientano allo sviluppo, all’apprendimento ed all’esperienza cosciente (e non sostituendoli) nella modificazione della struttura e nella maturazione delle funzioni cerebrali e mentali, equilibrando l’interazione fra apprendimento e l’ambiente con incremento progressivo, rispettando ritmi e modalità personali, come raccomandano Piaget ed i suoi seguaci. Tutto ciò è possibile se fin dall’inizio dell’insegnamento della matematica ci si astiene dall’imporre la memorizzazione delle regole e formule, promovendo al contrario l’esercizio di specifici requisiti operativi e ludici che sono la fonte naturale dell’organizzazione concettuale. Quindi, nell’apprendimento della matematica siamo consapevoli che dobbiamo bandire da subito l’invadenza inquinante del nozionismo, dell’astrattismo e degli stereotipi, ricorrendo fin dall’infanzia all’allenamento ed utilizzo della capacità di immaginare, ipotizzare e dedurre, insita nell’indole di ciascuno, mediante lo sviluppo armonico ed interattivo delle funzioni operative, cognitive ed emotive. Sono questi i requisiti che consentono di poter gradualmente esercitare le abilità che permettono di misurare, quantificare, ordinare e risolvere. Sono del resto anche i presupposti basilari per sviluppare percorsi graduati con cui dobbiamo valorizzare all’età giusta, senza vuoti, il bambino che giuoca mentre apprende ad effettuare senza difficoltà la fase iconica e simbolica. Dobbiamo inoltre aiutarlo, mentre cresce, a sviluppare la capacità di ragionare ed a porre e riconoscere problemi, integrando le dinamiche motivazionali, emotive e cognitive, che hanno la loro determinante influenza sugli esiti dell’apprendimento e dei risultati scolastici. Alla luce di queste considerazioni i nostri allievi dunque col PI GRECO DAY intendono confutare il preconcetto radicato nella mentalità popolare, secondo il quale la matematica sarebbe una materia invisa perché arida, noiosa, stucchevole e intricata del pensiero convergente, antagonista al pensiero divergente, creativo e meraviglioso. Motivo per cui non sono pochi gli allievi che la avversano e la rifiutano, suggestionati al punto tale da convincersi e considerarsi di non esservi portati. Ed allora con effervescenza gioiosa, mediante stimoli e motivazioni incoraggianti, i nostri ragazzi più grandi aiuteranno i timidi scoraggiati, traendoli da ogni situazione preoccupante ed imbarazzante e convincendoli che la matematica (nei suoi tre aspetti di aritmetica, geometria e algebra), è una disciplina interessante, affascinante, creativa, deliziosa, piacevole ed appetibile come i dolci preparati per la festa e nel tempo stesso creatrice di euforia e divertimento in quanto consente a chi l’ama di scoprire e creare nuovi mondi e nuove meraviglie soprattutto di natura tecnologica.
Ed ecco qualche stralcio dal mio citato libro sul nostro culto quotidiano della matematica, che copio da me stesso…. Siamo ormai tutti consapevoli che in ogni campo della conoscenza si possono effettuare positive esperienze solo se si affina la capacità di impostare e diversificare pensieri propri e altrui in modo scientificamente valido; il che è possibile solo se ci si serve delle nozioni logico-matematiche: il procedimento matematico è un’esigenza di fondo di ogni esperienza, di ogni conoscenza, di ogni tipo di apprendimento. Scopo dell’insegnamento della matematica è quello di formare una capacità corretta di pensare la realtà, afferma Graziano Cavallini, e di dominare il nostro modo di pensare. Fare matematica deve scaturire dal bisogno di scoprire la realtà, dall’impegno attivo di matematizzare ogni esperienza. In questo quadro, afferma Gemma Harasin,”la matematica diventa ricerca, fantasia e gioco, non regola imposta dall’alto, ma soluzione trovata per iniziativa mentale del bambino”. L’apprendimento matematico non si riduce allora all’enunciazione di regole, alla loro applicazione con tanti sterili esercizi scritti, per nulla motivanti l’interesse del fanciullo. La concezione matematica moderna, invece, intende porre gli alunni in condizione di padroneggiare la logica, senza tuttavia soggiacere alle tradizionali formule astratte ed agli aiuti mnemonici perché sono proprio questi che sottraggono al fanciullo la possibilità di scoprire i concetti matematici attraverso le forme costruttive delle azioni e dalla traduzione di queste in operazioni concrete. Ogni discorso matematico deve partire dall’esperienza degli scolari, da ciò per cui provano vivo interesse. Niente deve essere offerto di già costruito. Ogni acquisizione deve essere il risultato di una precedente problematizzazione. Le operazioni non vengano eseguite mediante formule di esecuzione che non risultano essere costruite dai ragazzi. Insomma, si deve operare in modo che i numeri non siano considerati delle realtà astratte dagli altri, ma come operazioni mentali, effettuate dagli alunni direttamente. Se non si opererà in questo modo, si continuerà a verificare che i fanciulli non riusciranno ad imparare le divisioni, non riusciranno a capire le equivalenze e scriveranno magari, per le risposte ad un problema, che l’aula misura ettometri o chilometri quadrati. Ma perché i bambini trovano difficoltà nell’imparare l’aritmetica? Perché non vengono messi in condizione di costruirsi il loro mondo in quanto non trovano spazio per allenare la loro capacità di pensare, di ragionare e di esprimersi. Un corretto apprendimento matematico può essere realizzato solo se fondato sull’esperienza concreta, sul vissuto ambientale da cui astrarre le nozioni matematiche. La scuola elementare è denominata scuola di base proprio perché consente agli scolari di costruire i fondamenti di ogni struttura concettuale mediante l’analisi dell’esperienza. Ma in realtà in essa si verifica il paradosso che l’aritmetica e la lingua che sono le più concrete e le più vive delle discipline scolastiche diventano le più astratte e le più dissociate dall’esperienza provocando il disorientamento e l’insuccesso di non pochi alunni soprattutto nella matematica i quali, forzati dallo svolgimento del programma, rinunciano a studiarla, odiandola perché fatta di formule, regole e schemi euclidei da applicare senza capirci niente, in quanto incompatibili con strategie euristiche atte a stimolare e sviluppare le capacità mentali di organizzare, di costruire e ricostruire, di trovare, analizzare e sintetizzare, collegare, strutturare e ristrutturare e sistemare, aiutando e interessando così naturalmente la capacità elaboratrice dell’esperienza concreta dell’intelligenza di ogni scolaro….
Concludo queste riflessioni, ricapitolando che ogni bambino, fin dalla nascita, possiede un potenziale biopsicologico elaborato dal cervello che si traduce in attività mentale proficua se stimolato dal docente nel rispetto delle capacità e bisogni cognitivi ed emozionali, degli stili e dei ritmi di apprendimento del soggetto. Pertanto, la comprensione della matematica deve tradursi e declinarsi linearmente, a partire dall’aritmetica, con rigida gradualità, senza salti e vuoti, in un progressivo processo dinamico di relazioni operative fra genotipi e fattori ambientali, in modo da far convergere e fondere sempre le nuove abilità percettive, cognitive, affettive e rappresentative con quelle già consolidate da esperienze precedenti nella elaborazione e costruzione di significati, soprattutto matematici, secondo gli enunciati della psicologia cognitiva.
E’ questo, a mio avviso, l’antidoto strategico per debellare il morbo dell’antipatia per la matematica ed equilibrare la comprensione, l’apprendimento, lo sviluppo del sapere e l’esperienza cosciente di tutti i nostri allievi!
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof.Dott. ALESSANDRO SCOGNAMIGLIO
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