Invito alla tradizionale accensione del falò di Sant’Antonio Abate ed alla performance “Bruciamo il male ed accendiamo la speranza nell’ intervento del Santo per farci nuovamente riavere il bene e la serenità sottrattici dalla crisi economica che ci tormenta”. Martedì 17 gennaio 2012, ore 11,00.
13 Gennaio, 2012 Archiviato in News
E’ ormai noto che la storia è narrazione dei fatti umani del passato nella sua remota dimensione temporale, ma è anche tradizione intesa come trasmettitrice nel tempo delle credenze e dei miti. Tant’è che Herder definisce la tradizione come una sacra catena che lega gli uomini al passato e che conserva e traduce tutto ciò che è stato fatto da coloro che l’hanno preceduto.
Hegel aggiunge che la tradizione è fatta dai risparmi accumulati nel campo della cultura e della produzione spirituale che gli uomini del mondo anteriore di ogni stirpe lasciano in eredità ai posteri affinché la facciano fruttare. Anche se il pensiero illuministico non condivide, col suo atteggiamento critico, quest’aspetto e significato della storia come tradizione, il mondo culturale che si ispira al romanticismo e l’opinione pubblica, alla luce della logica della sociologia, ritengono che l’uomo considera come suoi propri modi di essere e di comportarsi quelli assimilati dal gruppo di appartenenza.
Nel patrimonio culturale della storia, intesa nel suo significato di tradizione, rientra anche il mito. Senza dubbio, un prodotto della cultura inferiore al racconto vero. Comunque, gli viene riconosciuta la verosimiglianza che lo rende accettabile come portatore di verità approssimativa ed imperfetta allorché quella autentica non riesce ad essere captata. Tuttavia, a parte la disputa sulla sua forma più o meno razionale, ha il suo pregio specifico in quanto esprime concetti e significati di natura morale, civile e religiosa e si offre come codice accessibile anche ai minori per la spiegazione pre-logica di tanti fenomeni che vanno al di là dei campi esplorabili del pensiero razionale. Secondo il nostro filosofo Vico, il mito esprime anch’esso una verità. Si tratta di una verità di forma diversa da quella intellettuale. E’ espressione, in effetti, di una realtà concettuale fantastica e poetica ossia di una verità direi più rustica, legata al pensiero primitivo ed al sentimento. E’ svincolato dalle regole razionali dell’intelletto e legato alle credenze. Il sociologo francese Durkheim sgancia il mito dalla filosofia e lo trasferisce nell’ambito sociologico, asserendo che il mito non è speculazione razionale ma la proiezione della vita sociale dell’uomo. Pertanto, non segue le regole del pensiero logico, ma esplica la funzione di esercitare nel gruppo umano il rafforzamento della tradizione mediante la continuità della cultura che si realizza col concreto trasferimento della stessa dagli adulti alle generazioni in crescita, col fine soprattutto di controllare la condotta di tutti. Si esprime con la creazione di favole, racconti, leggende, manipolazioni di fatti storici e religiosi, ecc. per esaltare valori, sublimare aspirazioni e fantasmi inconsci. Si tratta, a mio avviso, di una mescolanza di abitudini, usanze, costumi, credenze, comportamenti, riti e rituali che servono a dare senso e giustificazioni alla vita personale, di gruppo, di società ed alla cultura espressa in codici spesso popolari, cerimoniali, sagre, manifestazioni folcloristiche, ecc. Accanto ai vecchi miti ne creiamo altri nuovi personali e collettivi come, ad esempio, il mito del progresso.
E quest’Istituzione accetta le tradizioni ed i miti ritenuti validi per orientare l’attenzione dei giovani al recupero della memoria del passato, scovando nelle tradizioni quei modelli che trasmettono valori e saggezza popolare, anch’essi essenziali per una ricca crescita culturale, morale e civile e per agevolare ognuno nella non facile impresa di crearsi il proprio avvenire mitico di uomo autentico, allo scopo di evitare di impantanarsi nella palude asfittica degli insignificanti bipedi acefali che sono gli uomini privi di cultura, di personalità e d’ideali.
Motivati da questi spunti di considerazioni, fin dalla fondazione di quest’Istituzione, ogni anno, sulle tracce della devozione popolare e aderendo alle varianti territoriali caratterizzate dalla tradizionale culturale rurale dei nostri avi, partecipiamo alla ricorrenza liturgica di venerazione di Sant’Antonio Abate, il quale, pur essendo nato in Egitto nel 251 d.C., è in Italia riconosciuto patrono dei contadini e protettore degli animali domestici, anche se visse da solo, da eremita, asceta e mistico.
V’invitiamo pertanto, martedì 17 gennaio 2012, alle ore 11,00, a partecipare all’erezione ed accensione del caratteristico falò sul quale i bambini, nel corso di una caratteristica drammatizzazione, bruceranno simbolicamente il male, le malattie, le avversità, sciagure e cattiverie, ed alimenteranno le fiamme rigeneratrici della speranza in tempi nuovi portatori di benessere, tanto necessario per cancellare le ristrettezze esistenziali indotte dalla paurosa crisi economica e finanziaria che sta mettendo a dura prova la serenità e la pace di tutti.
Nutriamo fiducia nella beneaugurante tradizione del fuoco di Sant’Antonio Abate, tramandataci dai nostri antenati, assimilata dai riti pagani precristiani e corretta dalla leggenda costruita dall’immaginario collettivo cristiano, secondo la quale il Santo irruppe nell’inferno per strappare al fuoco del demonio le anime dei peccatori. Ed il maligno, per vendetta, lo tormentò per tutta la vita con le sue instancabili tentazioni.
La stessa narra che la cenere dei falò era considerata di buon augurio, Pertanto, veniva raccolta in caratteristici sacchetti, indossati al collo come talismani propiziatori, soprattutto per prevenire e curare l’herpes zoster, che comunemente chiamiamo appunto “fuoco di Sant’Antonio”.
Poiché i riti propiziatori connessi con la venerazione del Santo si arricchiscono anche con fantastiche varianti e tipiche iniziative folKloristiche, pure nel nostro Istituto saranno adottate le usanze rurali territoriali fra cui l’esibizione di un gruppo d’alunni in performance musicali, eseguite con strumenti della tradizione contadina sommese.
Né mancherà il consueto intervento degli studenti dell’alberghiero, sempre pronti a condire gli incontri … con l’offerta in degustazione di prodotti gastronomici tipici, creati dalla loro arte e bravura professionale.
Venite numerosi. Sarete tutti benvenuti!
Il Dirigente Scolastico
Alessandro Scognamiglio
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