Festa Nazionale dei Nonni. Pubblica manifestazione in omaggio a tutti i Nonni degli alunni della Scuola dell’Infanzia, della scuola Primaria e della Scuola Secondaria di1^ grado. Invito a partecipare, sabato 1^ ottobre 2011, ore 10.00.
27 Settembre, 2011 Archiviato in News
Cerco di sintetizzare il complesso tema essenziale della manifestazione nella seguente espressione: Il ruolo educativo, l’efficacia dell’esperienza e la funzione mediatrice dei Nonni in famiglia e nella società. Vediamo. Nella società contemporanea, travolta dai ritmi frenetici dell’illusione nella ricerca del benessere individuale e nella spasmodica speranza di trovare o mantenere un posto di lavoro, non c’è più spazio per la famiglia patriarcale. Questa, per il numero delle persone che la costituivano, assicurava ai bambini, fino al non lontano passato pre-industriale, una ricchezza di stimoli e situazioni di sano equilibrio affettivo-emotivo, oltre che conoscitivo, in risposta alle esigenze psicologiche della fase del processo evolutivo attraversata.
Nell’ambiente di casa i minori potevano fruire di varietà di valori e modelli di comportamento da parte di una costellazione domestica più ricca e differenziata per effetto della presenza di diverse figure familiari adulte, come zii e Nonni soprattutto.
Padri e madri dei genitori trasmettevano un apprezzato patrimonio affettivo, culturale, linguistico, comunicativo, espressivo e relazionale, certamente più cospicuo rispetto a quello depauperato di cui dispone il figlio unico nell’ambiente familiare nucleare (o monopersonale creato da divorzi e separazioni) di oggi, limitato generalmente solo ai due genitori, a cui si aggiunge di rado qualche altro fratello.
I genitori del nostro tempo, costretti a lavorare lontano dall’abitazione e oberati da raffiche di problemi, hanno pochi istanti e spesso poca energia da dedicare al figlio piccolo, che viene così privato di quel naturale e tempestivo patrimonio affettivo, culturale e linguistico e di quel supporto esistenziale e tutoriale necessari per sollecitare e sostenere il processo strutturale di formazione della personalità infantile già nella ristretta, piccola e languida comunità domestica.
Tutte queste carenze, privazioni, disagi e condizionamenti si convertono in fattori di disadattamento che alimentano, nella gracile personalità in crescita, iperemotività, nervosismo, impulsività, ansietà, insicurezza e, non di rado, anche squilibrio psichico, concorrendo a minare inconsciamente la sanità ed il consolidamento del carattere.
L’ambiente familiare in tal modo, invece di stimolare il processo di socializzazione ed allargare e variare il mondo delle esperienze infantili, le restringe e le comprime compromettendo la futura esistenza personale e sociale del bambino, finché non interviene la scuola dell’infanzia per svolgere la funzione di decondizionamento e di recupero, quando possibile e non troppo tardi. La scuola dell’infanzia, accogliendo il piccolo in una società allargata, scientificamente strutturata, gli farà vivere esperienze sociali e culturali con modalità ludiche autenticamente liberatrici da tensione e conflitti che dovranno colmare il vuoto delle epoche d’oro precedenti sciupate per le carenze di cui sopra.
Alla luce di queste considerazioni, abbiamo motivo di ritenere fortunati quei bambini che possono fruire anche della funzione e del ruolo educativo, dell’esperienza e dell’attività affettiva di mediazione esercitati dai Nonni i quali si prendono cura di loro durante l’assenza dei genitori. Certamente, oltre al compito dell’accudimento, i Nonni possiedono il titolo naturale di autentici educatori in quanto sono portatori di esperienze e di valori che trasmettono addirittura senza insegnare, già con la sola loro presenza e con il retto vissuto comportamentale, da essere percepiti, considerati, accettati ed imitati quali modelli elettivi di riferimento dai nipotini, in forza del rapporto empatico che instaurano reciprocamente.
Proprio per questo, con la Festa del 1^ ottobre alla quale v’invitiamo, vogliamo significare che gli anziani ed i vecchi in genere non sono elementi di scarto della società e, quindi, da rottamare, ma preziose persone umane, attive e produttive da valorizzare, rispettare e venerare.
Sono considerati di peso solo dagli individui senza morale, ottusi ed immaturi e che non vedono al di là dal proprio naso, perché non sospettano che anch’essi, se saranno fortunati di vivere a lungo, subiranno la stessa onta che riversano sui vecchi quando sta per deteriorarsi anche per loro il viaggio terreno, se dobbiamo credere nella nemesi storica.
Noi siamo convinti che anche gli anziani afflitti da fragilità, sofferenza e acciacchi, nonostante il loro peggiore destino, possono esprimere la loro giovanile robustezza morale, la loro lussureggiante fioritura spirituale e culturale. Ma, anche se ciò non fosse possibile, tutti dobbiamo dare loro in cambio coraggio e forza d’animo mediante la tenerezza ed il sollievo materiale, affettivo e spirituale.
I Nonni sono, inoltre, i messaggeri della storia che consegnano ai giovani il cumulo delle risorse della tradizione e della saggezza che hanno coltivato e capitalizzato durante l’esistenza, affinché se ne servano per non ripetere gli errori del passato nella costruzione del futuro.
Ma il tesoro più prezioso che stiamo ereditando da loro sono le scoperte che hanno realizzato per appropriarsi delle più efficaci modalità per prolungare la vita. Prova ne è la conquista dalla crescente maggiore età senile. Tanto è vero che lo Stato sta tentando di prorogare il limite d’età per il pensionamento. E la stessa chiesa n’è felice quando ci insegna che è solo la vecchiaia l’età più saggia che può aiutare l’uomo a ritrovare il senso della vita. L’aumentata presenza di tanti anziani nel mondo contemporaneo è un dono, una ricchezza umana e spirituale nuova!
Chiudo queste mie riflessioni con la bellissima frase di A. Amato sull’immenso valore universale della vecchiaia e sulla perdita che subisce il patrimonio culturale della società quando viene a mancare alla vita una persona in avanzata età: “Ogni vecchio che muore, è una biblioteca che brucia”.
Facciamo, dunque, venire i Nonni a scuola il 1^ ottobre. I bambini, i fanciulli e gli adolescenti li aspettano per stare una giornata con loro, per ringraziarli per quello che fanno per loro e per la società. Vogliono assicurarli che sono riconosciuti sempre validi e che sono una cospicua e matura risorsa naturale e spirituale. Non devono sentirsi di peso e inutili, abbandonati ed emarginati. Non devono cedere alla depressione. Intendono dimostrare loro che riconoscono la loro dignità, li rispettano e li amano, li vogliono avere vicini anche nella scuola. Bramano sentire la loro lezione di vita ed ascoltare la loro storia. Desiderano da loro sapere come devono preparare il proprio futuro per evitare errori ed imprudenze. Chiedono di spiegare se l’acuto filosofo B. Spinoza ha ancora ragione quando afferma che la vita non dà felicità se vissuta con egoismo e senza amorevolezza, mentre nel mondo d’oggi fluttua una marea di uomini senza scrupoli che sostengono il contrario.
In cambio vogliono rassicurarli che li aiuteranno a vivere una buona vecchiaia, assistendoli e circondandoli con affetto e premure che sono condizioni essenziali per alleviare eventuali sofferenze, facendoli sentire utili, capaci ed efficienti, che contano sempre più di prima e che perciò non sono per nulla un ingombro, ma un provvidenziale e prolungato aiuto alla sana crescita personale, morale, sociale e civile delle giovani generazioni che imparano, pertanto, giorno dopo giorno fin dalla prima infanzia, a riconoscere , vivere e praticare il primato del dovere sul diritto.
Il Dirigente Scolastico
Alessandro Scognamiglio
versione stampabile